Sintesi dell'intervento dell'Avv. Andrea Lisi durante la Tavola Rotonda
"SALENTO-TURCHIA: UN ASSE TRA CULTURA ED IMPRESA"
organizzata da :
FACOLTA' DI LINGUE E LETTERATURE STRANIERE DELL'UNIVERSITA'
DEGLI STUDI DI LECCE,
PROGETTO ORIENTAMENTO DELL'UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI LECCE E AMBASCIATA DELLA REPUBBLICA DI TURCHIA
LE FRONTIERE INTERNAZIONALI DELL'IMPRESA SALENTINA DI
ANDREA LISI
1. Premesse: la posizione strategica del Salento nel Bacino del Mediterraneo
Nella nuova era della globalizzazione, quando Internet permette di raggiungere tutti i confini del pianeta con il semplice "click" del mouse e tutti i paesi, industrializzati e non, vanno accettando le nuove logiche di un libero mercato internazionale, il Salento certamente riveste una posizione strategica nel Bacino del Mediterraneo.
E' nota ormai a tutti l'attenzione riservata dall'Unione Europea verso il Sud-Est dell'Europa e verso tutto il mercato emergente rappresentato dalle coste del Bacino del Mediterraneo, visto quest'ultimo come itinerario possibile di uno sperato sviluppo turistico e commerciale.
Il Salento si trova al centro di questo scenario, ma ancora non è riuscito ad esserne il protagoni-sta…
2. Uno sguardo alla Turchia
Certamente la Turchia in questi ultimi anni ha dimostrato di essere un possibile e affidabile part-ner per le nostre terre. Il Governo turco ha conseguito importanti risultati nella politica interna-zionale (Unione Europea e Fmi); ha avviato un importante programma di privatizzazioni, una moderna politica di libero mercato e di condivisione strategica di tutte le "conquiste del Com-mercio Internazionale": la Turchia è membro delle Nazioni Unite, del Consiglio d'Europa, della World Bank, del Fondo Monetario Internazionale, dell'OCSE, della Banca Asiatica di Sviluppo, della Organization of the Islamic Conference, della Islamic Development Bank ed, insieme con Iran, Pakistan e le nuove Repubbliche CSI, della Economic Cooperation Organization. Inoltre, la Turchia aderisce al GATT, mentre insieme alla Bulgaria, Romania, Russia, Moldavia, Georgia, Ucraina, Azerbaijan ed Armenia ha costituito nel 1992 il B.E.C.S. (Black-Sea Economic Coope-ration Scheme). Con l'U.E. ha, invece, un accordo di associazione che, firmato ad Ankara il 12 settembre 1963, è entrato in vigore il 1 dicembre 1964. Inoltre nel 1975 è stato sottoscritto un protocollo aggiuntivo in materia. Il 14 aprile 1987 la Turchia ha ufficialmente presentato do-manda alla C.E.E. per la "full membership".
I rapporti UE-TURCHIA sono diventati più stretti dopo la conclusione dell'accordo d'Unione Doganale, entrato in vigore il 1 Gennaio 1996.
Certamente il governo turco dovrà operare ulteriori scelte coraggiose per entrare in pieno e di di-ritto nelle strategie future dell'allargamento ad Est dell'Unione Europea: ulteriore riduzione dell'inflazione e della spesa pubblica, pieno riconoscimento delle minoranze etniche…ma tanto è stato fatto e il Salento (come tutta l'Unione Europea) deve guardare con attenzione verso le coste turche, considerato anche che l'Italia è il secondo partner commerciale della Turchia (dopo la Germania) e che certamente ci accomunano forme simili di economia (manifatturiera, agricoltu-ra, pesca…)... e naturalmente la vicinanza delle nostre coste ha favorito e favorirà scambi com-merciali e culturali sempre più proficui…
Ma soprattutto occorre guardare con attenzione verso la Turchia per la sua collocazione strategi-ca negli scenari commerciali internazionali. La Turchia si pone come un possibile crocevia di tutti gli scambi internazionali tra Oriente ed Occidente, perno strategico tra Europa, Medio Oriente e Repubbliche asiatiche dell'ex URSS, paesi questi ultimi con i quali la Turchia intreccia ottimi rapporti politico-commerciali.
3. L'imprenditore salentino al centro dei nuovi scenari
Naturalmente per i nostri imprenditori appare consigliabile focalizzare lo sguardo verso i paesi del Bacino del Mediterraneo, soprattutto perché sperare di potersi inserire concorrenzialmente nella grande distribuzione europea, senza il rischio di rimanere "schiacciati", è una chimera ir-raggiungibile per le nostre PMI ancora isolate strutturalmente e istituzionalmente…mentre può risultare utile e vantaggioso affacciarsi per primi verso tali nuovi mercati emergenti, anche per-ché vi sono radici storiche ed economico-sociali che ci legano a queste terre…
In ogni caso i nostri imprenditori non vanno però lasciati soli, non devono rimanere soli se vo-gliono intraprendere questa sfida: il nostro territorio, le nostre Istituzioni dovrebbero guardare e lasciarsi guidare dalle scelte innovative già effettuate dalle regioni del Nord Italia (Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna…), dove si è proceduto insieme nell'"aggressione" dei nuovi mercati.
"Si deve fare massa", si ripete da tanto tempo, ma ancora si procede "slegati": le Istituzioni non si affiancano agli imprenditori, ancora non li preparano adeguatamente, non li guidano nelle stra-tegie…
Non è sufficiente "portare un imprenditore in una Fiera in Cina o in Giappone" per internaziona-lizzare il Salento e il suo tessuto produttivo. L'internazionalizzazione è necessariamente un lun-go processo e non deve essere confusa con il semplice import-export, che semmai è uno degli ef-fetti di una adeguata politica di internazionalizzazione….Internazionalizzare il Salento significa far crescere una cultura d'impresa internazionale, porre le basi perché si formino professionisti capaci, in grado di assistere il territorio e le imprese lungo questo processo. E per fare questo, occorre necessariamente procedere uniti, occorre "fare gruppo", non esasperare le contrapposi-zioni, ma stimolare la nascita di consorzi, cooperative, iniziative comuni promosse dalle Istitu-zioni insieme.
Se si vuole vincere la scommessa e far crescere veramente la competitività del Salento e del suo tessuto produttivo occorre operare delle scelte strategiche comuni e, naturalmente, le più impor-tanti di queste rimangono la formazione e la ricerca: investire sul serio su una formazione di alto livello rivolta a professionisti e imprenditori. Occorre necessariamente creare una "osmosi cultu-rale e operativa" tra professionisti, imprenditori e Istituzioni e la cerniera di questo essenziale processo non può che essere l'Università…Così è stato e continua ad essere in Emilia e in Friuli Venezia Giulia, dove i professionisti lavorano in "partnership" con le Istituzioni in favore del ter-ritorio e del suo tessuto produttivo.
4. Il Centro Studi SCiNT
Per perseguire questi obiettivi è nato quasi un anno fa il Centro Studi SCiNT (www.scint.it), Centro Studi per lo Sviluppo & la Cooperazione delle Imprese per l'Internazionalizzazione, pre-sieduto dal Prof. Oronzo Limone e di cui il sottoscritto è il Vice Presidente. Un Centro Studi al cui interno partecipano attivamente professionisti, imprenditori e autorevoli esponenti delle Isti-tuzioni, al fine di promuovere iniziative di sviluppo e crescita del territorio salentino in un'ottica internazionale: con il preciso intento di aggregare e di coordinare le Istituzioni verso un processo di formazione di alto livello, permanente, strutturata, di cui c'è sete al Nord, ma che qui da noi ancora non è interpretata come un necessario investimento.
La ricerca e la formazione nel nuovo "progresso tecnologico" sono indispensabili; non si può più sperare che sia sufficiente una buona dose di creatività per avere successo…oggi occorre investi-re verso i nuovi mercati (anche "virtuali") in maniera consapevole, ragionata. Occorre far cresce-re culturalmente il nostro territorio se lo si vuole far diventare un buon investimento per gli altri e per noi stessi.
5. Internazionalizzare il Salento
Oggi vi sono tante possibili forme di investimento verso nuovi mercati, di internazionalizzazio-ne: il semplice import-export, la creazione di reti di vendita, di filiali all'estero con lo scopo di decentrare la produzione, di joint-venture di produzione, l'utilizzo di agenti o intermediari all'estero, sino allo stesso e-commerce…tutte presentano dei rischi se non sono accompagnate da preparazione e programmazione. In ogni caso, si premette, dobbiamo iniziare a guardare ai nuovi mercati emergenti non come ad una terra di conquista, dove investire spregiudicatamente, ma come nuovi orizzonti della cooperazione internazionale.
I rischi delle operazioni commerciali con l'estero sono tantissimi, si fornisce pertanto soltanto qualche esempio delle difficoltà riscontrabili nei rapporti internazionali…
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Lecce, 13 giugno 2001
Avv. Andrea Lisi