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Euromediterraneo: cooperazione economica, mercati dell'Est e la

Euromediterraneo: cooperazione economica, la sfida competitiva con i mercati dell’Est e la “Carta di Caserta”. Prospettive per le produzioni locali.

 

 

Il mercato globale offre tante opportunità ma presenta innumerevoli problematiche che via via si avvicendano man mano che i mercati interagiscono fra loro. Il bacino del Mediterraneo rappresenta un mercato centrale, strategico per lo sviluppo di molti Paesi che su di esso si affacciano, anche se fino ad oggi forse non è stato gran ché considerato in termini di opportunità ma anche con la dovuta attenzione.

 

Vari e numerosi elementi di natura sociale, culturale ed economica, caratterizzano quest’area così vicina a noi; a partire dalle complesse problematiche sul controllo dei flussi migratori, per poi arrivare alle logiche economiche e di scambio fra Paesi in realtà confinanti (se pur separati dal mare), si assiste ad un processo di integrazione che gradualmente porterà, nel giro di pochi anni, nel 2010, alla creazione di un’area di libero scambio Euromediterranea.

 

Lo scenario che si apre è interessante, ma al contempo ricco di incertezza; si profila all’orizzonte una complessa fase transitoria che vedrà giungere sulle nostre sponde i tanti problemi portati da economie difficili e ancora instabili, che richiedono interventi ben strutturati per far sì che quei mercati possano rappresentare un reale vantaggio.

 

Su questi temi e su altri verte la 5° Conferenza dei 35 Ministri dell’Industria dei Paesi Euromediterranei, apertasi a Caserta con l’obiettivo di fare il punto sull’evoluzione del panorama nel Sud d’Europa.

 

La Conferenza varerà un documento programmatico (la “Carta di Caserta”) in cui si cercherà di tracciare un percorso per stimolare logiche di cooperazione ma anche per risolvere problematiche quanto mai complesse.

 

Le logiche di cooperazione assumono un significato estremamente importante, in quanto finalizzate sia a creare opportunità di sviluppo, quindi allegerire la pressione del disagio economico sui mercati del Mediterraneo ed agevolare le economie di scambio, sia per far fronte ad una nuova “minaccia” che creerà disagi molto pesanti: dal 2005, infatti, cadranno definitivamente le barriere all’importazione dai mercati orientali di prodotti tessili.

 

Ciò significa che i Paesi dell’area Mediterranea (Nord-Africa, Turchia, ecc.) in cui le produzioni locali consentivano di mantenere bassi i costi e offrire loro un certo margine competitivo sul mercato europeo, saranno colpiti dalla concorrenza di realtà quali la Cina o l’India, i cui costi di produzione sono a loro volta notevolmente più bassi e certo non comparabili, ma anche mercati caratterizzati da elevati contenuti tecnologici e di innovazione.

 

Questa situazione preoccupa non poco sia la comunità internazionale e le nostre produzioni, sia gli stessi Paesi del Mediterraneo che si troveranno a dover fronteggiare una concorrenza diretta e aggressiva, senza ancora aver raggiunto una loro stabilità economica.

 

Il rischio di assistere ad una ulteriore fase di destabilizzazione delle economie mediterranee è tangibile; mercati che ad oggi presentano tassi di disoccupazione preoccupanti potrebbero subire un ulteriore attacco dall’invasione della produzione orientale e non essere in grado di trovare una via d’uscita (con la conseguenza di incrementare il rischio di fuga di migliaia o milioni di persone alla ricerca di condizioni di vita migliore), se non si attua una politica forte e decisa di interventi mirati.

 

La Conferenza di Caserta, pertanto, cercherà di fare il “punto politico” su questa prospettiva, riunendo attorno ad un tavolo dei lavori i rappresentanti di quest’area di scambio così importante.

 

Ciò che ne deriverà potrà essere un documento programmatico, una serie di linee guida, ma soprattutto un monito per la nostra economia. L’importanza di pianificare lo sviluppo dell’azienda va di pari passo con l’analisi del contesto socio-economico-produttivo che ci deve interessare sempre di più a livello globale.

 

Gli effetti della globalizzazione devono spostare l’attenzione del sistema produttivo sull’innovazione di processo, perché è solo così che si può sostenere la sfida. Se da un lato abbiamo una concorrenza che gioca (e può giocare) sulla riduzione dei prezzi (vedi Cina) e dall’altro abbiamo un fronte competitivo votato all’innovazione (vedi Giappone), l’unica via d’uscita è rappresentata dalle logiche di sistema (integrazione e innovazione della filiera produttiva) e dall’innovazione di processo e design.

 

E se oggi si sta lavorando sul rilancio del settore tessile o TAC, comprendendo anche l’abbigliamento e il calzaturiero, cercando soluzioni ed equilibri con gli strumenti tradizionali, (come si cerca di tirare una coperta troppo corta), è bene considerare che nel frattempo questi mercati non sono rimasti a guardare, né tantomeno hanno puntato solo sulle produzioni low-cost.

 

Viene dal Giappone la notizia di una clamorosa inversione di tendenza, in favore dell’innovazione tecnologica; dopo secoli di tradizione, il Kimono è stato prodotto e confezionato “in digitale”, quindi venduto on-line, coinvolgendo nelle fasi di sviluppo giovani talenti e nelle fasi di acquisto nuove tipologie di utenti. Il sito web di una giovane designer (http://www.okinu.co.jp/) ha inaugurato un nuovo trend che farà proseliti ma soprattutto consentirà di aprire nuovi canali per una produzione oggi centellinata (per oggettivi limiti alla diffusione di un prodotto artigianale per eccellenza, destinato ad occasioni veramente particolari come cerimonie, e non certo “facile” da portare). Il rinnovamento consentirà di proporre varianti e variazioni sul tema, allargando notevolmente il bacino di potenziali utenti, senza per questo intaccare il canale tradizionale fatto di alto artigianato e conseguenti alti costi.

 

Un segnale – questo - del fervore che si diffonde rapidamente al di là della ideale linea di demarcazione fra Occidente e Oriente, ma soprattutto un’idea di modernità nel pensare il prodotto che – anacronisticamente – ci vede molto più indietro ed in ritardo.

 

Se – pertanto – la Conferenza di Caserta porterà prima sugli schermi, poi sulle pagine dei giornali, i volti sorridenti dei Ministri e gli auspici incoraggianti delle politiche di cooperazione (che potranno produrre i loro effetti negli anni), nel brevissimo periodo è fondamentale che il sistema produttivo locale prenda coscienza della situazione e degli scenari che si realizzeranno da qui a pochi mesi.

 

Il mercato globale impone strategie globali, attente all’evoluzione del contesto vicino, ma anche al trend dei mercati più lontani e ai fattori di innovazione che li caratterizzano. La crescita di una cultura internazionale comporta l’internazionalizzazione dei modelli produttivi; l’innovazione tecnologica nelle sue differenti espressioni richiede integrazione all’interno della filiera, ricerca e sviluppo di prodotto, ma anche – e soprattutto – di funzioni.

 

La tecnica e il know-how devono essere adattati al marketing, per far si che il medesimo prodotto trovi collocazioni diverse, ove necessario evitando il confronto diretto con la concorrenza di costo inferiore, per spostarsi su altri piani competitivi.

 

Il passaggio graduale ma inesorabile verso l’E-Business comporta una nuova concezione di mercato, da intendersi come luogo virtuale di confronto, da cui trarre indicazioni preziose, notizie utili e esperienze di successo, quindi come realtà aperta e assolutamente internazionale, su cui misurare il successo commerciale del proprio prodotto.

 

Su questo nuovo mercato è necessario presentarsi con un’identità ben precisa, quindi con una notevole capacità di adattamento. Il prodotto di basso prezzo non è più vincente in quanto tale, per limiti oggettivi e strutturali dei nostri costi di produzione nei confronti della concorrenza dai Paesi dell’Est.

 

Il prodotto italiano, pugliese, mediterraneo o salentino (o di qualunque altra provincia italiana), potrà sostenere l’apertura dei mercati soltanto se dotato di una sua identità e caratteristiche di unicità. Potrà sfruttare i vantaggi dell’innovazione tecnologica, ma non potrà proporsi se non inserito nell’ambito di un “sistema produttivo” identificabile, anche “sulle mappe geografiche”.

 

La stessa area di libero scambio mediterranea che si presenterà nell’ormai prossimo 2010 offre prospettive eccellenti, ma soltanto le produzioni organizzate potranno proporsi e trovare riscontro su un mercato così interessante. Il Salento in particolare (come altre Province direttamente protese sul Mediterraneo), sarà in prima linea nella gestione dei flussi economici verso le altre coste del Mediterraneo: un’opportunità in più da cogliere se si vorrà sfruttare la “pole position” e, ad esempio, le risorse pari a cira 13 M.Euro stanziate dai fondi del Programma Comunitario MEDA per il periodo 2000-2007.

 

A cura di Davide Diurisi

Area Aziendale Studio Ass. D&L

e-mail: davidediurisi@studiodl.it

www.studiodl.it

 

 

04/10/2004

 

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