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L'approccio multiculturale: fattore vincente per le PMI che si internazionalizzano - a cura del dr. M. De Alberti

L'approccio multiculturale: fattore vincente per le PMI che si internazionalizzano

Quale effetto sta producendo il processo di internazionalizzione sulla domanda di lavoro ? E' proprio vero che genera un aumento della disoccupazione ? Come cambiano le competenze richieste alle risorse umane coinvolte nei processi di internazionalizzazione ?

Il processo di internazionalizzazione che ha coinvolto in maniera rilevante molte aziende venete, appartenenti soprattutto ai distretti tradizionali del made-in-italy, ha avuto impatti anche sulla domanda di lavoro, sia da un punto di vista quantitativo che da un punto di vista del tipo di competenze richieste al personale coinvolto in questo tipo di processo.

Da un punto vista quantitativo, dati elaborati dalla Fondazione Nord Est ci confermano che sono le province venete a guidare la classifica nazionale per quanto riguarda la quota di forza lavoro impiegata all’estero, con riferimento ai settori tradizionali del made-in-italy. Ad esempio Treviso si trova al primo posto per quanto riguarda il settore tessile-abbigliamento con oltre il 2% del totale degli addetti impiegati in unità estere (dati 2003), con una crescita vigorosa rispetto al 1996 (0,5%). Verona ed ancora Treviso sono ai primi due posti nel settore pelle-calzature rispettivamente con percentuali del 1,8% ed 1,7% di personale impiegato all’estero sul totale della forza lavoro.

E’ interessante notare che, a fronte di questa marcata spinta alla delocalizzazione della manodopera sui mercati internazionali relativamente ai settori tradizionali, l’ occupazione complessiva non ne ha risentito se non marginalmente. Infatti il tasso di occupazione, nel periodo preso in considerazione è aumentato un po’ dovunque: in particolare Treviso (dal 59,4% al 64,5%), Verona (dal 55,6% al 64,5%).

Nelle aree venete soggette al processo di internazionalizzazione, il sistema economico ha dimostrato un elevato grado di flessibilità nell’adattarsi ai cambiamenti della domanda di lavoro.

Da un lato, parte della manodopera fuoriuscita dai settori tradizionali ha trovato occupazione in settori a più alto contenuto tecnologico, come il meccanico; dall’ altro è stata creata nuova occupazione nel settore dei servizi alle imprese, spesso collegati proprio al processo di internazionalizzazione.

E’ stato osservato anche un cambiamento per quanto riguarda le figure professionali richieste nel mercato del lavoro. La richiesta di competenze skill-based è in costante aumento; ad esempio nel settore della meccanica ormai quasi il 25% della domanda di lavoro riguarda tecnici specializzati. Ma è in costante aumento anche la richiesta di competenze di tipo trasversale: da recenti ricerche emerge una forte domanda da parte delle aziende di competenze di carattere organizzativo o relazionale, come la capacità di lavorare in team o l’attitudine a capire culture ed abitudini diverse.

Per rispondere a questo crescente fabbisogno di competenze legate all’internazionalizzazione, SIAV Veneto nell’ambito di un progetto comunitario denominato G-Local, in collaborazione con le associazioni confindustriali territoriali, ha realizzato un percorso formativo innovativo che ha coinvolto 16 PMI venete.

Le aziende erano divise in tre piccoli gruppi; ciascun gruppo ha realizzato l’esperienza in momenti successivi.

Dopo una fase d’aula comune, il percorso entra nella fase di approfondimento del progetto all’interno delle singole aziende.

Qui entra in gioco la figura-chiave dell’esperto/formatore che ha la funzione di facilitatore rispetto al gruppo di lavoro aziendale. Deve favorire la comunicazione tra i vari membri del gruppo, agevolare il lavoro in team; fornire stimoli affinché emergano tutte le questioni critiche e le possibili soluzioni ai problemi. Nella fase finale del percorso è prevista una giornata d’aula in cui le aziende presentano in plenaria il risultato del lavoro di gruppo.

Fonte: Mercato Globale News

 

06/05/2000

 

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