venerdì, 22 novembre 2024
Cerca  
 Digitalizzazione
 Internazionalizzazione
 Approfondimenti
 Links
 Eventi
 Newsletter 
 Formazione 
 Servizi 
 Contatti 
 Utilità 
 Archivio News 
 
 

La privacy in Internet di Carloalberto Giusti

LA PRIVACY IN INTERNET- Carloalberto Giusti (Assistente del prof.Gaetano Dammacco presso  l'Università di Bari)

 

Le innovazioni scientifiche e tecnologiche hanno influito notevolmente sul quadro dei diritti fondamentali e si tratta di un’influenza destinata a permanere nel futuro.

E’ nata una nuova generazione di diritti che ha già trovato riconoscimenti in documenti internazionali e sovranazionali, in Costituzioni e leggi statali: come ad esempio la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea che, con i suoi articoli 3 e 8, ha dato cittadinanza e rango di diritti fondamentali alle nuove situazioni emerse nella dimensione bioetica e informatica.

In particolare le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione stanno producendo spinte nella direzione di forme sempre più capillari ed invasive nella sfera privata dei cittadini, senza precedenti, mettendo in discussione consolidati diritti e libertà fondamentali.

Basta ricordare la diffusione della video sorveglianza, la pretesa di schedare, in base ad impronte digitali, anche gli studenti che utilizzano i buoni pasto, o l’utilizzo smodato dei video telefonini, sul quale è intervenuto proprio qualche tempo fa il Garante.

La potenzialità di Internet, che permette di abbattere distanze e frontiere e consente all'utente di collegarsi con persone e archivi ad esso connessi in qualunque parte del mondo, mette in evidenza tuttavia una serie di problemi di natura sociale e legale fra cui quello della tutela dei dati personali.

Il diritto alla riservatezza (o "right to be let alone" da una espressione nata nei paesi anglosassoni dove l'argomento privacy è dibattuto già da molti anni) trova sul Web molta più difficoltà ad essere rispettato.

Il marketing one-to-one, largamente praticato sul Web, attribuisce al profilo di ogni cliente un alto valore commerciale. La diretta conseguenza è una sempre maggiore richiesta di informazioni sulle abitudini, sui gusti, sulle preferenze degli utenti della rete.

La possibilità di rimanere anonimi è importante per garantire nel cyberspazio il rispetto dei diritti fondamentali alla riservatezza e alla libertà di espressione, ma è altrettanto importante controllare il traffico dei dati per evitare abusi ed illeciti.

In questo scenario i governi e le istituzioni internazionali sono impegnati a trovare il giusto equilibrio per garantire la tutela della privacy degli utenti senza danneggiare le logiche di una economia Internet in forte espansione.

Diventa così evidente una dialettica tra tecnologia della libertà e tecnologia del controllo: si pone il problema di bilanciare libertà e sicurezza.

Il tema della sicurezza è un aspetto cruciale dello sviluppo informatico degli ultimi anni e lo sarà sempre di più per il futuro: chi utilizza le nuove tecnologie deve essere protagonista e non semplice fruitore passivo, perché la premessa di ogni concetto di sicurezza è la conoscenza.

Finora il Italia la legge di riferimento è stata la numero 675 del dicembre 1996 (“Tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personali”), che ha visto la creazione del Garante per la privacy. Da sei anni a questa parte si sono susseguiti tutta una serie di decreti integrativi o corretivi delle Legge primaria, mirati al diritto all’anonimato delle informazioni individuali.

Ora, tutti i regolamenti, le norme, i decreti legislativi, sono stati raccolti nel Codice della Privacy.

Il Testo Unico del 30 giugno 2003 numero 196 rappresenta il primo tentativo al mondo di conformare le innumerevoli disposizioni in materia, ponendo in chiara evidenza i profili penali e tutelando i cittadini dalle troppe ed aggressive forme di intrusione non desiderate.

 

La tutela della sfera privata e, in particolare, il diritto di privacy non costituiscono semplicemente un aspetto della libertà umana, la cui violazione, per quanto rilevante, comporta, come per ogni altro diritto di libertà, una diminuzione soltanto parziale delle potenzialità della persona umana. In realtà, per effetto della sua posizione strategica rispetto agli altri diritti di libertà, la privacy è una situazione tale che, ove risulti massicciamente o violata o comunque compromessa, estende i suoi effetti di privazione o di diminuzione alle libertà dell’individuo in generale.

Abbandonato da tempo il terreno della protezione privilegiata delle classi sociali più elevate di fronte agli abusi della comunicazione di massa, la privacy ha assunto negli ultimi decenni un ruolo cruciale nella difesa della libertà individuale, non solo in relazione agli impalpabili assalti della sorveglianza e dello spionaggio elettronico e all’indiscriminato uso sociale dei dati personali, ma soprattutto in relazione alle possibilità di autodeterminazione individuale.

La personalità umana e gli svolgimenti sociali che da essa derivano hanno la loro base costitutiva nell’intangibilità della sfera intima. Entrare nello spazio riservato alle relazioni della vita più intime e personali significa comprimere le possibilità che ogni individuo ha di costituire come meglio crede la propria personalità e il proprio modo di essere nella società.Questa base costitutiva e fondante della personalità è tutelata dal diritto con leggi e, soprattutto, con la giurisprudenza evolutiva delle Corti costituzionali occidentali, inclusa quella italiana, attraverso il riconoscimento della tutela della privacy.

Come è inequivocabilmente emerso dagli studi più recenti, il grado di tutela attualmente garantito alla privacy all’interno della Rete è pressoché vicino allo zero. E’, di fatti, sufficiente introdurre surrettiziamente in un sistema informatico un programma “ cavallo di Troia” per  riprogrammare i server violati a beneficio dell’intruso e dare a quest’ultimo la possibilità di riprogrammare il computer, di utilizzare i programmi predisposti e di disporre di tutti i dati contenuti in archivio.

L’inesistenza di barriere efficaci all’intrusione di estranei rende estremamente labile la protezione della privacy su Internet. A parte l’errore umano, sempre possibile ovviamente, la difficoltà tecnica maggiore sta nel riconoscimento dei programmi pirata allorché questi, come normalmente avviene con i programmi chiamati “cavalli di Troia”, non presentano segni esteriori in grado di permetterne l’identificazione. Anche sistemi di difesa particolarmente efficaci,come ad esempio l’e-gap,che si ergono come una specie di muro elettronico di fronte ai tentativi di intrusione, si rivelano impotenti di fronte a programmi pirata che si presentano nella forma di una comunissima e-mail.

Questa vulnerabilità dei sistemi informatici è inoltre sfruttata commercialmente, tanto che sono persino in vendita programmi-spia, capaci di rubare informazioni, i quali sono incorporati in software in apparenza assolutamente innocui. Ciò contribuisce in misura rilevante ad incrementare la già diffusa pratica di sistematica violazione della privacy che si registra in rete.

Insomma, è ormai crescente la percezione pubblica che in pratica la e-privacy è una cosa molto difficilmente tutelabile. Occorre, però, chiedersi se una tutela sia possibile non solo sotto il profilo tecnico, ma anche in considerazione della struttura giuridica, e per così dire sociale di internet.

Dal punto di vista tecnico sono già allo studio sistemi assolutamente personalizzati di accesso al proprio p.c. fra qualche anno la password digitale attualmente in uso sarà probabilmente sostituita da qualcosa che non sarà in alcun modo contraffabile: i lineamenti del viso, la voce, l’iride degli occhi o le impronte delle dita della mano. In tal modo, l’accesso al computer potrà godere di una protezione totale, nel senso che solo i soggetti autorizzati, in quanto in possesso delle caratteristiche personali permesse come chiavi di accesso, potranno entrare per svolgere programmi e utilizzare gli archivi contenuti nel computer stesso.

Tuttavia, anche in una situazione come quella prospettata non si potrà comunque affermare che il problema della privacy sarà risolto. Infatti, pur a non considerare i possibili errori umani, la protezione totale degli accessi non costituisce ancora un garanzia piena della privacy, neppure riguardo ai programmi e ai dati contenuti nei computer, fin tanto che un virus, un programma spia o un trojan possono essere efficacemente occultati in una e-mail o in un programma apparentemente innocui.

Di fronte ad una lettera o un programma che all’apparenza non si distinguono in nulla da quelli comunemente usati, neanche le persone dotate della più esclusiva chiave di accesso non vedranno nulla di male nello scaricarli nel loro p.c. Tuttavia, è sicuramente possibile che siano predisposti sistemi di difesa in grado di effettuare una lettura profonda dei messaggi ricevuti e di scovare, quindi, virus e programmi pirata nascosti. In questo modo la garanzia della privacy i relazione ai singoli terminali è astrattamente possibile.

Garantire la sicurezza degli accessi e, con ciò stesso, la privacy in relazione ai terminali è indubbiamente molto importante sia per la salvaguardia della libertà degli utenti, sia per il buon funzionamento della rete.

Internet non è semplicemente una somma di terminali, è essenzialmente una realtà dinamica. Internet è prima di tutto comunicazione. E allora è in relazione a questa  che occorre valutare se e in che misura la privacy possa essere garantita.

I computer  sono soltanto i terminali della rete, sono cioè, i punti di partenza e di arrivo della comunicazione informatica. Tra i due punti c’è per l’appunto la comunicazione, che è il cuore di internet, anzi è internet stessa.

Ma internet non è semplicemente un telefono digitale, internet è un mezzo di comunicazione con il quale si può parlare con tutti, scelti o non. La vocazione della rete è difatti quella di permettere una comunicazione che possa intercorrere e che sia rivolta a tutti. Internet è normalmente usata come una piazza globale. Internet, di conseguenza, può essere rappresentato come un foro pubblico, dove ognuno entra ed esce per comunicare con gli altri utenti della rete, e come in foro pubblico porsi il problema della privacy è cosa assolutamente senza senso, come pensare di assicurare tale diritto nella rete è altrettanto assurdo quanto pretendere di garantirlo in una piazza affollata di persone dove tutte parlano con tutte.

Una conferma di tale conclusione proviene dalla analisi giuridica della struttura comunicativa di internet, sul piano del diritto si distinguono due diverse forme di espressione di messaggi: la comunicazione e la diffusione. La prima concerne l’espressione di messaggi che va da determinati punti o persone  ad altri punti o  persone che si volge attraverso un canale protetto, cioè un canale dove i terzi non possono interferire. Esempi di tale forma espressiva sono la comunicazione telefonica, telegrafica, epistolare. La diffusione, invece, concerne l’espressione che parte da un determinato punto o persona per essere diretta ad una generalità di punti o persone.

Esempi di quest’ultima forma espressione sono la comunicazione radiofonica  e televisiva. In breve, mentre la comunicazione ha la struttura da uno a uno, la diffusione risponde allo schema da uno a molti o da molti a molti. Solo partendo da tale distinzione si può comprendere il problema giuridico della privacy, poiché di questa ha senso parlare solo nell’ambito della comunicazione, che intercorre tra soggetti determinati. Al contrario, in relazione alla diffusione non ha senso parlare di privacy per la indeterminatezza dei soggetti e per l’utilizzo di canali o ambiti non protetti.

La comunicazione ha naturalmente una dimensione privata, di modo che rispetto ad essa ha senso parlare di privacy. Al contrario la diffusione implica una dimensione non privata, è il going to the public che non contempla la privacy.

Il punto che questa tradizionale distinzione giuridica, ritenuta così importante da essere codificata nella costituzione italiana nella differenza tra libertà di comunicazione (art. 15) e libertà di manifestazione (in pubblico) del proprio pensiero (art. 21) viene superata da internet. Internet, usata sia come comunicazione che come diffusione, è nata per lo scambio. Con il sistema peer to peer, reso famoso da napster, gnutella, freenet, imesh, centinaia di migliaia di persone condividono interi file dando luogo ad una forma di comunicazione rispondente allo schema da molti a molti. In tal modo, le linee di confine tra private e public svaniscono quasi del tutto e diviene difficile parlare di privacy.

 

12/12/2005

 

© copyright 2001-2024 - Scint Lecce - Tutti i diritti riservati
 
Questo sito non rappresenta una testata giornalistica, infatti esso è espressione di un Centro Studi (Associazione senza fini di lucro denominata "SCINT") e viene aggiornato senza alcuna periodicità, esclusivamente sulla base della disponibilità del materiale.
Il sito è curato e coordinato dallo Studio Associato D.&L., di Lecce.