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Internazionalizzazione complessa ? L'innovazione tecnologica ci viene in aiuto. A cura di D. Diurisi

L'internazionalizzazione rappresenta oggi un concetto attuale e di grande interesse, ma spesso è frutto di approssimazioni o fraintendimenti proprio perché ha molteplici sfumature, può assumere vari significati, può essere ricondotto al sistema produttivo, al territorio, ai professionisti, alla società.

  Per poter comprendere più da vicino questa realtà sempre più spesso agli onori della cronaca, ma altrettanto spesso sfuggente e poco tangibile per chi fa impresa o chi aspira a divenire un professionista a supporto dell'impresa, può essere utile un approccio differente alla prospettiva di sviluppo aziendale, cercando di staccarsi per un momento dall'idea di “trasferta” e convergendo verso il concetto di “innovazione e riorganizzazione”.

Molti dei nostri tradizionali modelli di business sono fondati su strutture imprenditoriali ricche di storia ed esperienza, ma soprattutto fondate su uomini-imprenditori, “
portatori di idee e creatività”. Tuttavia, le criticità che oggi si evidenziano quando ci si confronta con il “mercato globale” presentano lo svantaggio, sul fronte dei costi, del nostro modello di produzione e di lavoro rispetto a quanto proposto dai mercati emergenti (Cina e estremo Oriente in prima linea), ormai sappiano capaci di sfornare prodotti con costi bassissimi e altamente competitivi.

E' vero che le nostre produzioni possono contare su elevato valore aggiunto, qualità “
marchiata Made in Italy”, quindi sono difficilmente sostituibili nelle preferenze dei consumatori di tutto il mondo; ma è altrettanto vero che di borse, abiti, cravatte, e poi ancora motociclette, automobili, oggetti di design “griffati” e collocati nelle più prestigiose vetrine di tutto il mondo se ne possono produrre un certo numero di esemplari e – soprattutto – non se ne possono vendere più di un certo numero di esemplari, pena la perdita del “senso di esclusività”.

Infine è ancor più vero che il prodotto destinato ad una clientela esclusiva e venduto al di fuori delle logiche del mercato di massa, non può rappresentare la soluzione definitiva per la miriade di piccole e piccolissime imprese che compongono il variegato mosaico del tessuto produttivo, nonostante si parli di “imprese motrici” e politiche di valorizzazione del made-in-Italy

Ciò che non viene considerato con la dovuta attenzione, invece, è la possibilità di far comunicare fra loro le tante piccole e medie imprese, creando dei sistemi di raccordo attraverso i quali far transitare informazioni, contenuti, iniziative e strategie, ma anche forme nuove di comunicazione. La diffusione di internet presso i professionisti e gli imprenditori (quelli con anni di esperienza e soprattutto quelli più giovani) è ormai un dato di fatto, pertanto l’ostacolo rappresentato dalla tecnologia (si parla spesso di “digital divide”) non è più tale per il nostro territorio da limitare l’accesso ai servizi in rete ed alle opportunità “in rete”.


L’ICT (Information Communication Technology) può essere considerata alla stregua di un’utile novità in tal senso, perché espressione di almeno tre concetti che tornano molto utili nel tentativo di far crescere “culturalmente” la struttura imprenditoriale: il reperimento di informazioni utili, il modo di comunicare efficacemente ed al passo con i tempi, l’innovazione della tecnologia a servizio dell’impresa e dei nuovi imprenditori.

Con l’ICT si entra nel contesto più ampio conosciuto con il nome di “E-Business”, che vede coinvolti professionisti e utenti nella gestione di “soluzioni e affari” grazie all’impiego di tecnologia e multimedialità. Tutto questo – peraltro – si verifica sempre più spesso su scala internazionale, agevolando il contatto e lo scambio fra operatori che interagiscono proprio tramite la rete; sempre più numerosi sono infatti i casi di “affari on-line” nati fra imprenditori conosciutisi sul web, sia che questo avvenga direttamente che per il tramite di servizi di “matching” (incontro fra domanda e offerta). 

Morale della favola,
innovazione ! Bisogna reinterpretare il modello di impresa, quindi avvicinarsi alle logiche di rete e alle tecniche di promozione più attuali. Il patrimonio indiscusso dei nostri imprenditori è la creatività e in molti casi la qualità; patrimonio che bisogna cercare in tutti i modi di difendere, ma soprattutto valorizzare, trasformandolo in fattore produttivo, al fine di creare nuovi spazi di mercato in cui inserirsi, uscendo dal confronto diretto (basato sul prezzo o sulle quote di mercato) con i “nuovi grandi”.

L
’integrazione e la convergenza delle tecnologie di info-comunicazione ci consente già oggi di lavorare in rete, condividere informazioni, dati, analisi e risultati, quindi inoltrare quesiti, proposte, dar vita ad iniziative. Numerose sono ormai le “soluzioni tecnologiche” in grado di semplificare le relazioni d’affari o di migliorare ulteriormente gli effetti della comunicazione d’impresa, sfruttando i contatti, le forme di collaborazione, le idee e i canali anche di mercati lontani.

L’impresa – la piccola e media impresa – dovrà giocare due partite importanti:
l’organizzazione e il marketing. Parlando di organizzazione, dovrà puntare su modelli di sviluppo in rete rivolgendo l’attenzione a progetti di cooperazione internazionale e incubatori di progetti innovativi, quindi spingere sulla ricerca e sviluppo e sulla condivisione di obiettivi, sì da partecipare a programmi da cui attingere risorse (umane, finanziarie, manageriali).
Parlando di marketing, dovrà adottare strategie di marketing innovativo, studiando soluzioni di promozione e forme di comunicazione che rispondano a obiettivi di “dialogo” con il mercato, quindi fidelizzazione e soddisfazione di bisogni, gusti e preferenze.

Per fare tutto questo, l’impresa dovrà studiare, ragionare e apportare delle modifiche alla sua immagine come al suo posizionamento. L’innovazione tecnologica consente di rendere sistematico questo processo di razionalizzazione, lo sguardo aperto sui mercati internazionali consente di trarre esperienze e risultati, quindi di condividere strategie di crescita nella fase di sviluppo.

Davide Diurisi
Resp. Area Aziendale “Studio Associato D&L”
www.studiodl.it - davidediurisi@studiodl.it -




 

09/02/2007

 

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