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Internazionalizzazione: qualità del prodotto, qualità della produzione, qualità dei servizi, qualità della comunicazione! Quanti passaggi per imparare ad essere competitivi, prima di spendere il marchio.

Gli approfondimenti segnalati da M.IT.O. - area internazionalizzazione SCiNT -  
Negli ultimi anni il termine “internazionalizzazione” ha assunto nuovo vigore grazie ad iniziative di supporto alla produzione abilmente orchestrate nell'ambito di progetti di promozione e di comunicazione del made-in-Italy in molti mercati esteri; a ben vedere, però, gli effetti di tali iniziative non hanno invertito la tendenza di molti settori che vedono sì misurarsi sulla scena internazionale marchi noti e griffes di prestigio con la concorrenza internazionale, ma vedono anche una moltitudine di piccoli operatori ancora in affanno nella ricerca di lidi migliori e di soluzioni strategiche grazie alle quali portare nuova vitalità alle proprie realtà aziendali.

Per un'azienda di successo che vince la sfida internazionale, ve ne sono molte altre che rimangono nell'ombra e fanno un'enorme sforzo nella conquista di una buona posizione di mercato sullo scacchiere della competitività.

L'internazionalizzazione richiede caratteristiche chiaramente vincenti, richiede comportamenti e investimenti che consentano all'impresa di emergere in un contesto fortemente selettivo. Ma non è una sfida impossibile, anzi, con le giuste contromisure ci si può attrezzare per iniziare questo lungo ma interessante cammino ! Questo avviene soprattutto nel settore della moda, nel quale l’Italia vanta sicuramente una prestigiosa tradizione, che da sempre l’ha vista protagonista grazie all’alta qualità dei prodotti, dovuta ad una cura particolare per i dettagli. Prendiamo ad esempio una delle “piazze” più interessanti per il lancio di prodotti moda sulla scena internazionale, facciamo riferimento ad una sfida ricca di interessanti spunti e altrettanto interessanti opportunità, andiamo a Londra e sul mercato Uk.

Ma cosa significa posizionarsi all'interno di un mercato estero?

Non significa certamente “fare un tentativo commerciale”, non significa avviare una fase di contatti sporadici con nominativi presi da banche dati o directory settoriali (elenchi di aziende), non significa provare ad entrare sul mercato e rimanere “vittime” del classico e già saturo mercato del “Made in Italy”.

Percorrere la strada dell’internazionalizzazione significa innanzitutto pianificare un programma strategico che consenta letteralmente di insinuarsi e posizionarsi all’interno di uno specifico canale commerciale, un canale che offra la possibilità di essere considerati, conosciuti, identificati, apprezzati perché parte di un “concept” particolare, cioè quell'insieme di elementi caratterizzanti un determinato luogo di vendita, con il suo stile e le sue peculiarità, aspetti tutti importanti e tenuti ancora in alta considerazione in un mercato attento a mantenere le tradizioni come è il mercato inglese.

Questo approccio, che si propone nel frattempo di valutare quali le opportunità per l'impresa, quali le caratteristiche uniche del prodotto, quale il messaggio abbinato al prodotto, quale la prerogativa del canale prescelto, tutti elementi chiave su cui puntare per costruire una nuova comunicazione, passa attraverso:


  1. La valutazione di compatibilità della produzione aziendale con il mercato, il segmento, il target di riferimento tipico del canale prescelto, con cui l’azienda potrà entrare in relazione.

  2. La riorganizzazione dell'offerta rispetto a quel dato mix di risultati dell'analisi e la costituzione di una linea di offerta dedicata su cui lavorare, apportando modifiche nello styling, nel design o negli abbinamenti cromatici.

  3. La definizione di un piano d'azione che porti a realizzare azioni promozionali programmate e puntuali, in raccordo con la strategia prescelta.


La valutazione del progetto procederà poi con l’analisi dettagliata delle risposte che giungono dalla fase di indagine da svolgersi con i responsabili commerciali dei vari canali commerciali:

    • tempi di risposta,

    • feedback rispetto alla proposta,

    • costi da affrontare per la fase di introduzione del prodotto,

    • prospettive di sviluppo nel medio periodo, rispetto alla possibilità di far evolvere l'offerta all'interno del segmento prescelto.


Dopo queste considerazioni bisogna pertanto chiedersi? Il classico “Made in Italy” basta per competere in un mercato fortemente competitivo, ancor più selettivo perché oggetto di attenzione da parte di tutti gli operatori internazionali del settore che guardano alla piazza europea ?

Basta ancora il concetto di “qualità della produzione” che da sempre ha rappresentato la carta vincente delle aziende Italiane?

La risposta sorprendentemente è “no” ! Le piccole imprese aziende che oggi intendono affacciarsi sui mercati internazionali, quelle vetrine come Londra fra le più attrattive ed interessanti, devono trasferire, accanto al concetto di qualità della produzione, il concetto di “qualità della comunicazione”.

Questo passaggio è indispensabile e viene confermato dalle risposte dei signori al tavolo del “procurement office” (i responsabili acquisto) di alcune tra le più note insegne della grande distribuzione inglese come Harvey Nichols, Mark&Spencer, John Lewis, Harrods, che confermano la tendenza degli ultimi anni a privilegiare nei loro assortimenti prodotti si di altissima qualità, ma dietro ai quali ci sia una comunicazione forte che ne esalti l’unicità.

Il mercato chiede infatti prodotti che per queste caratteristiche di unicità riescano non solo a convivere accanto ai marchi storici della moda, italiana e non (che, non dimentichiamolo, abbondano!), ma anche a distinguersi e a brillare di luce propria.

Il risultato è raggiungibile se si aggiunge a prodotti di altissima qualità una forte impegno in comunicazione da parte delle aziende. Quest’ultimo tassello è particolarmente importante: un prodotto di alta qualità, in più ben comunicato, non potrà che essere vincente.

Ma il progetto di internazionalizzazione ancora non termina qui: per l'impresa che assuma la prospettiva di penetrare in un mercato estero attraverso un primo interlocutore, si rende successivamente necessario un piano di sviluppo a step, un progressivo upgrade, con l’intento di evolvere con la produzione verso altri interlocutori e altre forme di partecipazione al mercato.

Il tutto deve essere portato avanti contemporaneamente ad un'attività di ricerca e presentazione dell'azienda, attività necessarie per cogliere un'opportunità che nel tempo darà i suoi grandi risultati ... a patto di avere una visione imprenditoriale seria!

A cura di: Davide Diurisi

M.IT.O. Srl - management@mito.org.uk -
Servizi per l'internazionalizzazione
Resp. relazioni Internazionali Gruppo Oltrelinea www.oltrelinea.eu .

 

24/06/2008

 

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