Carta di identità elettronica e Carta Nazionale dei Servizi: innovazione tecnologica nella PA
La Carta di Identità Elettronica (CIE) e la Carta Nazionale dei Servizi (CNS) sono strumenti essenziali per l'innovazione tecnologica, per l'ammodernamento della pubblica amministrazione e per il dialogo tra uffici pubblici e cittadini. In particolare sono individuati nelle politiche di e-government come i mezzi attraverso i quali gli utenti vengono riconosciuti in rete in modo certo al fine di usufruire dei servizi erogati per via telematica dalle amministrazioni pubbliche. Questi appaiono quindi quali innovazioni indispensabili per lo sviluppo dei servizi di e-government a maggior valore aggiunto, che necessitano di condizioni di certezza e sicurezza (si pensi ad esempio agli accorgimenti da adottare in materia di accesso ad archivi personalizzati, transazioni ecc.).
La CIE materialmente è una smart card ibrida in quanto integra nel supporto in policarbonato una banda ottica e un microprocessore. Più specificamente i dati del titolare (compresa la foto) sono impressi in modo visibile sia sul supporto fisico sia sulla banda ottica e memorizzati informaticamente sul microchip e ancora sulla banda ottica. Il motivo della presenza di questa doppia tecnologia è il seguente: da un lato la banda ottica ha una funzione di sicurezza in quanto non permette di modificare i dati in fase di contraffazione dall'altro il microchip viene utilizzato per consentire il riconoscimento in rete del titolare e le "negoziazioni transnazionali" tra chi richiede il servizio e chi lo eroga; sul microchip è inoltre possibile ospitare dei dati immessi dalle P.A. per accedere ai servizi qualificati da queste implementati, nonché certificati di firma digitale. La CIE (prodotta dall'Istituto Poligrafico Zecca dello Stato) è emessa dai Comuni; il processo di emissione è puntualmente descritto dal D.M. 19 luglio 2000 e dai successivi atti normativi.
Al fine di accelerare l'erogazione di servizi in rete da parte delle Autonomie locali, in attesa che il processo di erogazione della CIE venga definitivamente messo a punto, è stata predisposta la sperimentazione della Carta Nazionale dei Servizi (CNS) con la funzione della sola identificazione in rete del cittadino in considerazione del fatto che non essendo tale smart card un documento di riconoscimento vi è la possibilità di utilizzare forme più flessibili nella fase di produzione ed erogazione della Carta, consentendo un coinvolgimento di tutte le pubbliche amministrazioni e degli operatori di mercato. Si è pensato di avviare tale sperimentazione a livello locale all' interno del territorio del Comune di Lecco ("Carta multifunzionale per i servizi al cittadino") e, come previsto dal Protocollo d'Intesa per lo sviluppo della Società dell'Informazione firmato il 12 novembre 2002 dal ministro Stanca e il Presidente della Regione Lombardia, sarà presa come riferimento per la realizzazione e diffusione della Carta dei servizi a livello nazionale(CNS). Con tale Protocollo d'Intesa sono stati anche definiti i criteri generali cui deve attenersi una qualunque pubblica amministrazione o ente pubblico che emette la CNS sul territorio. La CNS è una smart card provvista esclusivamente del microchip (su un supporto fisico che non è necessariamente in policarbonato). Contrariamente alla CIE non si tratta in questo caso di un documento per l’identificazione a vista ma di uno strumento di autenticazione in rete che consente l’accesso ai servizi della P.A. resi disponibili per via telematica. Ciò può avvenire perché la CNS contiene le informazioni necessarie per l’apposizione di firme digitali. L’amministrazione che emette tale carta definisce le procedure di gestione, personalizzazione e rilascio e le descrive in apposito manuale di sicurezza. L’utilizzo della CNS, per l’autenticazione in rete è protetto da un codice personale Pin, consegnato con particolari cautele al legittimo titolare della carta.
Le prospettive di concreto impiego delle due carte sono molteplici. Infatti sia la CIE che la CNS sono state predisposte, a livello tecnologico, anche come carte sanitarie in linea con la sperimentazione già effettuata dal Ministero della Salute. È prevista altresì la loro utilizzazione ai fini dei pagamenti tra soggetti privati e pubbliche amministrazioni (secondo le modalità stabilite con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri o, per sua delega, del Ministro per l'innovazione e le tecnologie, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Banca d'Italia). Il D.Lgs. 10/2002 prevede inoltre che le istanze e le dichiarazioni inviate per via telematica siano valide quando l'autore è identificato dal sistema informatico con l'uso della carta d'identità elettronica o della carta nazionale dei servizi.
In verità non sono mancate le critiche al progetto suddetto, soprattutto dal punto di vista tecnologico. Con specifico riferimento alla CIE, in primo luogo lascia perplessi la singolare assenza di sostanziali misure di protezione dei dati custoditi nell'archivio centrale del Ministero dell'Interno; per non parlare poi dell’adozione di una soluzione tecnologica costosa quanto sostanzialmente inutile quale l'unione nella stessa carta del microprocessore e della banda ottica. Questa servirebbe, secondo le spiegazioni date a suo tempo, in primo luogo per immagazzinare più dati di quanti ne consentisse una normale smart card e anche per presentare una sorta di pseudo-ologramma con la riproduzione della foto del titolare, normalmente visibile sull'altra faccia del tesserino. In questo modo, secondo il Ministero dell'interno, il confronto tra le due immagini renderebbe la carta molto più sicura, perché sarebbe impossibile la sostituzione della foto. Appare evidente a chiunque che la micro-immagine impressa sulla banda ottica è così poco leggibile che il confronto con la fotografia è quanto meno aleatorio: si può al massimo ravvisare una netta incongruenza tra le due immagini, non certo verificare "a occhio" l'abile sostituzione della foto principale con un ritratto somigliante. Tutto questo non giustifica lo spaventoso maggior costo derivante dall'introduzione di uno strumento al di fuori di qualsiasi standard, che richiede apparecchiature complesse e da costruire ad hoc e procedure altrettanto complesse di fabbricazione e predisposizione della carta.
Anche per far fronte a queste critiche si è deciso di introdurre accanto alla CIE la CNS annunciata come una carta più flessibile, del tutto standardizzata, economica e rapida da mettere in circolazione. A ben guardare però anche questa nuova iniziativa non nasceva certo sotto una buona stella: difatti la nuova carta era citata nell'art. 8 decreto legislativo 10/02 (recepimento della direttiva sulle firme elettroniche), ma in assenza di qualsiasi precedente delega legislativa e quindi in forte odore di incostituzionalità.
In ogni caso - e sospendendo ogni valutazione in attesa della compiuta attuazione del progetto - bisogna sottolineare che fin dal loro avvento CIE e CNS sono state individuate come strumenti di semplificazione del rapporto tra P.A. e cittadini, cercando si salvaguardare diversi obiettivi quali maggiore sicurezza nel processo di identificazione ai fini di polizia, utilizzo quale strumento di identificazione in rete per i servizi telematici e completa interoperabilità su tutto il territorio nazionale. Un ulteriore segno della digitalizzazione della pubblica amministrazione.
Dott. Nicolò Ghibellini