Dall'editoriale del blog di Roberto De Donno: "Gheddafi ci apre il Mediterraneo" - A cura di Paolo Greco.
Questa settimana l’editoriale è scritto da un caro amico, il Prof. Paolo Greco, avvocato internazionalista, esperto di diritto commerciale dei Paesi Arabi, professore di Comparative and Arbitration Law presso l’Academy of Graduates Studies in Libia e Vicepresidente del Centro Studi Giuridici Italia - Libia. Buona lettura.
La visita del Leader della Rivoluzione libica, Muhammar Gheddafi ha dato rilevanza ad una enorme opportunità per il sistema economico italiano che si trova nel pieno della sponda sud del Mediterraneo, ad appena un’ora e mezza di aereo dall’Italia.
La sponda sud del Mediterraneo sta avendo una fase di crescita economica di estremo interesse strategico. Se sino al 2000 il peso a livello globale dell’economia dell’intera sponda sud del Mediterraneo era uguale al valore dell’economia italiana, negli ultimi anni queste economie sono cresciute con ritmi continui e serrati, a fianco di una sostanziale stazionarietà della nostra economia. In base ai dati della Banca Mondiale e dell’IFC (International Finance Corporation) entro il 2015 la capacità economica di questi Paesi sarà pari al doppio di quella italiana. Questa crescita è, per il nostro sistema, un enorme opportunità - al pari di ciò che la Cina ha rappresentato per i Paesi industrializzati vicini (Giappone, Corea del Sud) negli ultimi due decenni, o che l’ex repubbliche sovietiche sono state per la crescita della Germania a seguito del crollo del Muro di Berlino.
Questi Paesi possono rappresentare per l’Italia e per le aziende italiane che decidono di investire in essi una “nuova” (e meno lontana) Cina o una “nuova” Europa dell’Est, in cui l’Italia ha un vantaggio logistico enorme. Ciò in virtù anche di un fenomeno demografico: in questi Paesi abitano oltre 300 milioni di persone, la cui età media è estremamente bassa ( si calcola che circa il 45% sia al di sotto dei 30 anni e che circa il 70% sia tra i 16 ed i 60 anni), con tutte le conseguenze in termini di manodopera e di mercato che ciò comporta. Inoltre, occorre aggiungere che il reddito pro -capite in questi Stati è in continua ascesa, come la capacità di acquisto da parte di nuove e larghe fasce della popolazione.
Tra questi Paesi spicca con particolare interesse la Libia. Spicca per la sua vicinanza geografica all’Italia, per la solidità del suo sistema, per le performance di crescita ( con un aumento del PIL stimato nel 2009 del’8,1%) oltre che per le recenti relazioni bilaterali che si sono instaurate con l’Italia. La Libia, infatti, tra i Paesi dell’area - oltre ad essere quello più vicino (in ogni senso) all’Italia - è anche l’economia che va più forte di tutte, grazie alla enormità delle sue ricchezze petrolifere, e grazie alle riserve finanziarie accumulate nel corso degli anni. Grazie a tale ricchezza lo Stato libico ha lanciato un programma di investimento quinquennale di 200 miliardi di dollari (USD) che ha lo scopo di far divenire la Libia la principale piattaforma logistica e finanziaria di circolazione di persone, merci e denari tra l’Europa, l’Asia continentale e l’Africa.
L’accordo di amicizia e cooperazione sottoscritto il 30 agosto 2008 tra il Leader della Rivoluzione Muhammar Gheddafi ed il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, nonchè la firma del protocollo di intesaa tra i Ministri del Commercio (avvenuto in data 2 aprile 2009 in occasione della visita ufficiale del Ministro Scajola a Tripoli) sta fornendo all’intero sistema imprenditoriale italiano una opportunità enorme, da cogliersi con il giusto spirito d’impresa e di investimento verso una nuova possibile frontiera di sviluppo. La visita di Gheddafi ha amplificato tale opportunità che l’intero sistema economico italiano deve poter cogliere e valutare con estrema attenzione.
Fonte: www.dedonno.net