La quinta edizione del Rapporto SACE fornisce previsioni per 43 Paesi di destinazione dell’export italiano e per 13 settori merceologici.
Il Report intitolato “Cercando nuove fonti di domanda”, parte dal presupposto che la crisi economica e finanziaria globale ha messo in discussione importanti destinazioni dell’export italiano. Le aziende saranno quindi chiamate a migliorare la competitività per difendere le proprie posizioni sui mercati internazionali.
L’export italiano è orientato verso i paesi che sono stati colpiti prima e di più dalla crisi (il mercato emergente più rilevante per le vendite italiane, l’Europa orientale, è tuttora in forte difficoltà).
La peggiore contrazione delle esportazioni nei paesi emergenti si è osservata in America Latina, con un calo complessivo del 30%. Flessioni delle vendite sono state registrate anche in Asia centro-orientale e nel continente africano, ma con intensità inferiori rispetto alle altre aree.
Nei primi sette mesi del 2009, il decremento del valore delle esportazioni di beni ha riguardato tutti i settori, anche quelli tradizionalmente trainanti dei beni di investimento come la meccanica strumentale.
Secondo il rapporto il recupero delle esportazioni italiane, in volumi e in valori, non sarà immediato e, solo nel 2011 la dinamica tornerà vicina ai livelli antecedenti la crisi.
Per quanto riguarda le prospettive del fatturato all’estero saranno più deboli nei mercati tradizionali, rispetto a quelli emergenti.
Dal lato della competitività, le previsioni per l’Italia presentano un quadro non molto favorevole.
Negli anni della ripresa guidata dall’export la competitività non di prezzo, attraverso l’”effetto qualità” ha più che compensato la minore competitività di prezzo. Oggi ci sono dubbi sul fatto che possa continuare a farlo nello scenario post-crisi.
Le Dinamiche settoriali vedranno il settore agricolo crescere ad un tasso più basso (+2,9%, in media). Così come questo raggruppamento soffre meno delle fasi di ciclo economico negativo, esso beneficia anche in misura minore delle fasi più espansive.
Seguiranno, nell’ordine, i rialzi per le esportazioni italiane di beni di consumo (4,3%), intermedi (5,8%) e di investimento (7,2%). Questi ultimi saranno quindi i più reattivi perché caratterizzati dalla presenza di settori non solo più internazionalizzati, ma anche più diversificati nel proprio export verso i mercati a maggiori opportunità.
In tali settori vi è la presenza di un maggior numero di imprese, in Italia, la cui competitività è elevata. Questo sarà indubbiamente un punto di forza in termini di capacità di intercettazione della rinnovata domanda mondiale.
Il ritorno delle vendite italiane all’estero di beni nei vari raggruppamenti ai livelli pre-crisi richiederà tuttavia tempo. In tutti e quattro i gruppi principali, infatti, i livelli di export raggiunti nel 2008 saranno superati non prima del 2012.
Fonte: Newsmercati
Il report può essere scaricato dal link diretto sul sito della SACE