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Internazionalizzazione: presidiare il mercato estero ... intervista ad un imprenditore

Intervista all'A.D. della Margaritelli S.p.A.: presidiare il mercato con sedi all'estero

L'azienda italiana creatrice del Listone Giordano racconta la sua storia di internazionalizzazione, tra delocalizzazione e diversificazione produttiva.

Luca Margaritelli, amministratore delegato dell’omonimo gruppo, riflette su uno dei passaggi fondamentali per la crescita dell’azienda di famiglia, le cui origini risalgono al 1870. Ripercorrerne la storia significa seguire il percorso di un’impresa italiana che ha saputo dotarsi degli strumenti e delle risorse necessarie per spiccare il salto verso i mercati internazionali.

Avvicinarsi al mercato francese nei primissimi anni Sessanta è stato più pionieristico di quanto non sia oggi affrontare il mercato della Cina. In questi anni le differenze culturali all’interno dell’Europa si sono attenuate, ma anche in questo contesto l’esperienza con l’estero è importante, allarga la mente, fornisce nuovi stimoli grazie al confronto con realtà diverse”.

Se agli inizi l’attività imprenditoriale era incentrata sulla produzione di utensili meccanici per l’agricoltura e le lavorazioni forestali, a partire dal 1904 Margaritelli avvia la produzione su scala industriale di traverse ferroviarie in legno, di cui diviene il principale fornitore per le Ferrovie dello Stato. Un anno significativo è il 1962, quando viene inaugurato lo stabilimento francese di Fontaines, nel cuore della Borgogna, specializzato nella gestione forestale e prima trasformazione del legno.

Si trattò di una delocalizzazione spinta dalla necessità di accedere alle materie prime – sottolinea Luca Margaritelli – L’Italia non ha mai avuto una politica forestale, mentre in Francia questa ha origini antichissime e ha prodotto un patrimonio forestale importante, che si rinnova costantemente. La nostra azienda decise quindi di fare un passo importante e inconsueto per l’epoca: andare in Francia per la prima trasformazione e poi proseguire la lavorazione finale in Italia”.

Si trattò di una scelta che il tempo confermò essere quella giusta, anche perché essere presenti con un insediamento produttivo in un Paese estero garantisce spesso una posizione privilegiata per penetrare in quel mercato con i propri prodotti.

Un altro passaggio importante per il gruppo avviene nel 1984, quando viene brevettato il Listone Giordano, un prodotto innovativo che consente in breve alla Margaritelli di affermarsi come leader mondiale nel mercato dei pavimenti in legno.
Nel 1995 muove, invece, i primi passi la nuova catena di vendita ispirata al franchising, che ha portato alla creazione di oltre 500 punti vendita nel mondo dedicati al parquet. Punti di forza, l’innovativa gamma di servizi offerti alla clientela, la consulenza specialistica, il servizio di posa in opera e l’assistenza post-vendita.

Oggi, Margaritelli è un gruppo multi-business, che opera in diversi settori industriali: dai pavimenti in legno all’arredamento di interni, dalle traverse ferroviarie alle barriere di sicurezza e antirumore per opere stradali, ai veicoli industriali.
Oltre allo stabilimento di Miralduolo di Torgiano (in provincia di Perugia), dedicato alle fasi di lavorazione tecnologicamente più sofisticate che concludono il ciclo produttivo del Listone Giordano, l’azienda opera anche con sedi in Francia, Germania e Stati Uniti.

Oggi – prosegue l’intervistato – soprattutto per chi opera in alcuni settori, essere presenti anche sui mercati esteri appare una condizione irrinunciabile per affermare il proprio marchio. Certo, avere una sede in un Paese diverso dal proprio appare impegnativo, ci si deve confrontare con numerosi problemi pratici e di gestione del personale, ma diventa indispensabile per prodotti come i nostri, che implicano un’assistenza post-vendita. È un dato di fatto che oggi i confini del mercato sono più labili, si decide di attivarsi su altri mercati anche perché tanti prodotti arrivano sul nostro dall’estero. Non è più come venti anni fa, quando esisteva quasi un monopolio nazionale: si producevano e si consumavano in casa tanti prodotti. In molti casi, esportare è diventata una reale necessità, per non soffocare, per garantirsi condizioni minime di mercato. È ovvio che lavorare con i mercati esteri, magari aprirvi delle nuove sedi, è più impegnativo che limitarsi ad operare in una dimensione nazionale e non tutte le aziende ne hanno la forza, è necessario avere una taglia minima. In genere si può partire iniziando ad operare con dei distributori locali. Successivamente si può fare la scelta di investire su un determinato mercato e magari aprire una sede per offrire servizi migliori”.

Certo, si tratta di un cammino che deve mettere in conto anche la possibilità di fare qualche errore, che può comunque diventare parte importante del proprio patrimonio di esperienze.

Quando si è trattato di aprire una sede all’estero – ricorda l’amministratore delegato della Margaritelli – per noi, un aspetto critico è stato quello della scelta delle risorse umane, che rappresentano un patrimonio importante, soprattutto quando un’azienda è di piccole dimensioni e non ha grandi risorse da investire. La scelta delle persone ‘giuste’ rappresenta l’80-90% del risultato: se si sbaglia, si corre il rischio di dover ricominciare da capo a distanza di qualche anno. A noi, è capitato di puntare su persone che magari erano capaci, ma non erano adatte a ricoprire determinati ruoli. Chi si deve impegnare per la conquista di un mercato estero deve avere spiccate doti imprenditoriali, perché in un Paese diverso dal proprio non si può contare sullo stesso appoggio e sugli stessi strumenti che si hanno a disposizione presso la casa madre”.

Può essere consigliabile ricorrere al proprio personale, oppure preferire collaboratori del posto?

Non esistono regole fisse: un nostro dipendente porta con sé la cultura dell’azienda, ma può avere difficoltà nel confrontarsi con una realtà che non conosce e fare fatica ad inserirsi, mentre un collaboratore di un altro Paese non avrà questo patrimonio culturale di base, ma sa come muoversi a casa sua”.

Viene da chiedersi se operare sui mercati esteri possa portare a qualche problema in più sul fronte della tutela di brevetti innovativi come quello del Listone Giordano.

Di segno negativo la risposta di Luca Margaritelli: “Anzi, in base alla nostra esperienza in Italia è molto più difficile tutelare i propri brevetti rispetto ad altri Paesi europei, mentre finora non abbiamo avuto problemi di questo tipo nei Paesi emergenti nei quali operiamo. Nel nostro Paese è ancora carente la cultura della difesa dei brevetti: il Listone Giordano è stato molto imitato in Italia e per questo abbiamo intrapreso alcune azioni legali, ma per quanto riguarda i tempi e la capacità di reattività, mi sono sempre sentito più tranquillo in ambito europeo. Infatti, è importante che i brevetti vengano difesi tempestivamente, soprattutto nei primi anni di attività, quando il tuo prodotto è una novità”.
Per noi – conclude – la migliore tutela è comunque rappresentata da un’organizzazione volta a produrre continuamente innovazione: le risorse che sarebbero necessarie, soprattutto in termini di tempo, a contrastare gli imitatori è meglio utilizzarle per mantenere il divario tecnico con gli altri. Su questo fondiamo la nostra serenità”.

Intervista a cura di Daniela Da Milano (Mediacamere)


Fonte: Newsmercati.com

15/09/2005

 

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