Crollano i consumi e la fiducia delle imprese in Eurozona
Per la prima volta in assoluto l'economia della zona euro nel II trimestre 2008 è risultata negativa. Si tratta di una situazione che prima d'ora su base congiunturale (cioè trimestre su trimestre) non si era mai verificata, ad eccezione del secondo trimestre del 2003, quando il pil era rimasto invariato. Andando più a ritroso nel tempo e facendo riferimento al periodo anteriore alla nascita di Eurolandia, i Paesi che attualmente fanno parte dell'euro avevano accusato una crescita negativa nel loro complesso nel lontano 1993.
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LE DIFFICOLTA' DI GERMANIA, FRANCIA ED ITALIA - segnali forti circa la stagnazione economica derivano dal calo del PIL in alcune delle principali economie di quest’area geografica. La Germania nel II trimestre ha raggiunto , ovvero Germania (-0,5%). I dirigenti del Tesoro tedesco al Financial Times hanno dichiarato che "il sorprendentemente negativo secondo trimestre è il segnale più chiaro sino ad oggi che la robusta ripresa della Germania sta arrivando al suo termine". Mentre infatti a gran sorpresa nel primo trimestre la Germania aveva messo a segno una crescita dell'1,5%, il maggior rialzo degli ultimi 12 anni, la flessione del II trimestre spiazza gli analisti e potrebbe significare che “la Germania ora mostrerebbe segnali di reale debolezza” secondo Dirk Schumacher di Goldman Sachs. Difficile anche la situazione francese che nel II trimestre è calata dello 0,3%. Non sorprende che nel II trimestre, tra le grandi economie dell'area euro in calo risulti anche l'Italia (-0,3%). In controtendenza invece è la Spagna che ha raggiunto un modesto incremento (+0,1%). Tra le economie più piccole la crescita tra marzo e giugno è stata positiva ma in forte frenata: in Austria ha rallentato da +0,6% del primo trimestre a +0,4%, in Belgio da +0,5% a +0,3%, a Cipro da +1,1% a +0,7% e in Grecia da +1,1% a +0,6%. Crescita ferma in Olanda, mentre solo il Portogallo é andato in controtendenza con un'accelerazione del pil da -0,1% a +0,4%.
INFLAZIONE RIVISTA AL RIBASSO - il tasso di inflazione annuale a luglio 2008 in Eurozona è stato del 4%, invariato rispetto a giugno. L'anno scorso il tasso era stato pari all'1,8%. Il dato è stato rivisto al ribasso rispetto alle stime che indicavano un incremento dal 4 al 4,1%. Il tasso di inflazione mensile ha registrato un -0,2%. Nella Ue l'inflazione è stata del 4,4% in aumento rispetto al 4,3% di giugno (un anno prima era 2%) mentre il tasso mensile è stato in calo dello 0,1%. In Italia il tasso annuale a luglio era del 4%.
LA STAGNAZIONE DEI CONSUMI - la frenata dell’economia deriva per lo più dall'andamento negativo dei consumi, scesi dello 0,9% in termini reali nel II trimestre. Soffre molto il settore automobilistico che ha totalizzato una flessione del 4%. I salari e le retribuzioni ferme, associate ad una disoccupazione tornata leggermente a crescere stanno creando una situazione stagnante, in termini di consumi. Di conseguenza la produzione industriale é diminuita dello 0,6% trascinando al ribasso anche gli investimenti. Gli analisti guardano con timore ai prossimi mesi nei quali potrebbe proseguire la stagnazione. La Banca Centrale Europea prevede che il ciclo economico stagnante possa proseguire per tutto il terzo trimestre.
LA SFIDUCIA DELLE IMPRESE - secondo i dati Isae, Istat e Confindustria, nel II trimestre 2008 è crollata la fiducia delle imprese, soprattutto di quelle che operano nel settore manifatturiero. Le valutazioni più pessimistiche riguardano lo stato attuale della domanda, il livello delle scorte e le prospettive future della produzione. Al leggero miglioramento registrato in Spagna (da -17 a -16), corrisponde un crollo notevole della fiducia nelle principali economie: Germania (da -2 a -5) e Francia (da -6 a -11). Fuori dell'area "euro", il Paese più sfiduciato è il Regno Unito (da -2 a -8), che raggiunge i livelli più bassi degli ultimi 16 anni.
LE PREVISIONI - le attese sulla produzione per il III trimestre non sono positive, ad eccezione della Spagna. Il saldo passa da 3 a -1 in Germania, da 6 a 2 in Francia, ma da -9 a -5 in Spagna (sui livelli più bassi dall'ottobre 2003). Nel Regno Unito il saldo passa da 1 a -5.
Fonte: Spazio Impresa - www.spazioimpresa.biz
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27/08/2008
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